Lettere a Litchfield – “La pandemia ci ha tolto gli anni più belli, ma non ha vinto. Noi siamo la generazione del riscatto”

“Il Covid ha causato un ribaltamento dei valori a cui tutti eravamo legati. Adesso siamo costretti a considerare un abbraccio o una festa ‘sbagliati’. È ‘giusto’, invece, dividersi, isolarsi e mantenere le distanze”. In questa lettera Daniele Arcieri, 19 anni, milanese, riflette su quanto è successo da quando è scoppiata la pandemia: la didattica a distanza, l’isolamento, la malattia, la vita che si ferma, la mancanza di affetti. Uno scenario che ha colpito tutti, ma, dice, non bisogna arrendersi e lo racconta in questa lettera.

Daniele si è diplomato con 100 e lode all’Istituto alberghiero Carlo Porta di Milano, indirizzo di cucina. Non è bastato neanche il coronavirus e la perdita di gusto e olfatto a fermarlo. A settembre studierà all’università Bocconi. Ha superato il test d’ingresso, ha ottenuto una certificazione linguistica e il massimo dei voti alla maturità nonostante il Covid e l’anno di isolamento perché, dice, “non avrei consentito neanche al virus di impedirmi di raggiungere i miei obiettivi”. La parola chiave, del resto, per i ragazzi che sono stati costretti alla Dad e a rinunciare ai momenti speciali, le piccole e grandi esperienze, che ogni adolescente all’ultimo anno delle superiori vive – e bollati spesso come irresponsabili – è “riscatto”.

Daniele Arcieri

Ci scrive Daniele Arcieri:

“Sono Daniele Arcieri, uno studente del Carlo Porta di Milano, appena diplomato con 100 e lode. In apparenza parrebbe un risultato eccezionale, soprattutto in un anno come questo, ma nessuno ha vinto quest’anno. Nel febbraio del 2020 un uragano ha stravolto le nostre vite, causando la perdita delle nostre libertà e impedendoci di vivere realmente. Tutti abbiamo dovuto fare i conti con un improvviso sconvolgimento delle nostre esistenze. Ci siamo ritrovati soli e senza punti di riferimento ma soprattutto senza scuola. È nata una maledetta nuova parola, ‘Dad’.

La Dad è la più grande sconfitta di quest’anno. Costretti ad accendere un portatile, un tablet o uno smartphone tutte le mattine, abbiamo cambiato le nostre abitudini e ci siamo, come mai prima nella storia, sentiti piccoli, soli e incapaci di agire contro la grande tragedia che ancora fa parte della nostra quotidianità.  Gli effetti della Dad saranno irreparabili e graveranno sulle future generazioni come macigni. Educare attraverso una webcam è come giocare a pallone con la Playstation. Nel mio volto e in quello di tutti i miei compagni c’era la grande voglia di ritornare in classe, di vivere, di scherzare, di imparare ma anche di esprimerci. La Dad omologa e non permette alle personalità singole di emergere: è questa la grande sconfitta.

Il Covid ha causato un ribaltamento dei valori a cui tutti eravamo legati. Adesso siamo costretti a considerare un abbraccio o una festa ‘sbagliati’. È ‘giusto’, invece, dividersi, isolarsi e mantenere le distanze. 

Daniele Arcieri

In prima persona ho dovuto, in questo anno tremendamente difficile, affrontare le conseguenze del Covid. A gennaio il Covid è entrato anche a casa mia. Mia madre ha dovuto affrontare la polmonite e io sono risultato per la prima volta positivo. Posso, senza dubbio, reputare questo periodo come uno dei più difficili della mia vita. Mentre le scuole riaprivano, io ero costretto a casa, ancora in balia della maledetta Dad. Avrei dovuto dopo mesi ritornare a scuola e rivedere i miei compagni e, invece, ho dovuto nuovamente rinunciare alla mia libertà.

Nel frattempo, i primi sintomi sono comparsi e ho perso il gusto e l’olfatto completamente. Potrebbe sembrare una cosa da niente ma non è affatto così, perché ho sempre avuto un grande passione per il cibo tanto che ho deciso di iscrivermi all’alberghiero. Perdere il gusto ha significato rinunciare a un altro meraviglioso piacere che la vita offre. In fondo il cibo è il simbolo dell’unione e il Covid ha causato, non solo malattia e morte, ma anche divisione.

Durante la mia vita ho sempre cercato di vivere con grande partecipazione e non avrei permesso neanche al virus di impedirmi di raggiungere i miei obiettivi. Ho continuato a coltivare le mie passioni, a leggere, a studiare e a cucinare. Nonostante le difficoltà, è importante non scoraggiarsi, continuare, perché solamente stringendo i denti si riescono a ottenere le più grandi soddisfazioni.

Avrei dunque continuato, per ricominciare prima o poi a vivere davvero. Perché no, in quel momento non stavo vivendo. Come nessuno ha vissuto realmente in questo anno e mezzo di pandemia.

Quando sono uscito dalla quarantena, ho potuto vedere con i miei gli occhi i veri effetti dell’isolamento. Siccome non avevamo vissuto fino ad allora, abbiamo dovuto tutti riabituarci alla vita che, come un’onda, travolge se non si sa come cavalcarla.

In effetti, ho impiegato molto tempo a riprendere i ritmi della mia routine e questo ha compromesso enormemente il mio stato emotivo.  Ma nulla ha impedito di raggiungere i miei obiettivi per il futuro. Quest’anno avevo l’obiettivo primario di superare il test per l’ammissione all’università Bocconi. Il primo test l’ho dovuto affrontare a febbraio, durante la mia quarantena, ma non sono riuscito a passare. Al secondo tentativo fortunatamente, è andata bene e sono riuscito a essere ammesso al corso di International Economics and Management in inglese. Inoltre, ho dovuto affrontare l’esame di certificazione C1 di inglese e l’esame della patente. Alla fine di questo anno scolastico atipico e tratti sconsolante, ho saputo raggiungere tutti i miei obiettivi con grande soddisfazione.

Adesso il futuro pare incerto. Sono diplomato e una nuova avventura mi attenderà a settembre. Tutto è cambiato. La consapevolezza dei miei mezzi è sicuramente migliorata come anche la mia determinazione. L’eredità di questa pandemia è però decisamente pesante. Sono consapevole di avere perso l’anno più bello della mia vita, di non aver potuto godere dei miei successi, di non aver potuto fare tutte le esperienze che avrei voluto. Ma ora la campagna vaccinale ha dato di nuovo speranza.

‘Riscatto’ è la parola che meglio esprime le mie emozioni di questo momento. I segnali di riscatto permetteranno a me e a tutta la mia generazione di emergere. Dopo questa pandemia saremo tutti cambiati, ma saremo sicuramente più forti di prima. La maturità è stata solo il primo passo per ricominciare a esprimere le nostre personalità. La formula adottata è stata perfetta perché ha permesso a noi studenti di parlare e di dimostrare le nostre vere competenze che sono troppo spesso sottostimate. Il valore di noi giovani è stato dimostrato dal modo in cui abbiamo affrontato uno dei periodi più duri della storia contemporanea.

‘Credere’ è un’altra parola molto importante perché non esiste riscatto senza la fiducia. Soprattutto la fiducia nella nostra generazione la quale non è composta da fannulloni e da incapaci, ma da persone che più di tutte le altre riescono ad avere una visione a 360 gradi della realtà che viviamo. Attraverso la fiducia e la voglia di riscatto, cercherò di ricostruire il mio futuro dalle macerie lasciate da questo periodo, sapendo di poter affrontare tutto quello che la vita mi riserverà”.

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