L’arte urbana arricchisce Milano di nuovi spunti per chi vorrà vederla come un museo. Sopratutto in questi mesi estivi, quando le saracinesche si abbassano e si trasformano in coloratissime tele. E come in tutti i musei che si rispettino, ci sono delle esposizioni tematiche. In allestimento, già in parte visitabile, c’è un percorso di 20 serrande dedicate alla lotta contro la violenza di genere.
Il progetto si chiama “AmAbilità”, che l’Associazione Libere sinergie sta portando avanti con un team di studentesse, studenti e alumni dello Ied (Istituto europeo di design) di Milano. I giovani designer hanno messo a disposizione della causa la loro creatività, disegnando artwork a tema, che saranno poi riprodotti su 20 saracinesche di esercizi commerciali, in un percorso che abbraccerà tutti i municipi della città di Milano.
Al momento ne sono state dipinte otto, si continuerà poi dopo la pausa estiva, per concludere a fine novembre, con la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Il ristorante “A casa di Rucci” – alle Terrazze – lo studio di architettura di Donatella Ronchi – in via Comune Antico angolo via De Marchi – e il bar “Vecchia Sciesa” – nell’omonima via nei pressi di piazza Cinque Giornate -, sono le prime saracinesche a essersi trasformate in tele. Dove i disegni e le parole indicano alle donne le diverse vie di uscita dalla violenza che subiscono, spesso in modo non conscio. Ricordano a tutti quanto sia necessario combattere sempre contro ogni discriminazione.
E anche la scelta dei materiali, smalti ecosostenibili, va nell’ottica del rispetto, spiega la coordinatrice Martina Sironi, di Libere Sinergie, “per se stessi, per le altre persone e per ciò che ci circonda in generale”.
L’associazione Libere Sinergie è nata nel 2017 “con lo scopo di dare il nostro contributo al discorso più generale dei diritti umani, delle pari opportunità e dell’empowerment femminile”, spiega Sironi. “Ad oggi, ancora, le idee sono tantissime e cerchiamo di realizzarle al meglio in base alle possibilità che abbiamo (in termini di tempo, risorse e sinergie sul territorio)”.
Tra queste c’era AmAbilità “e, per quanto piccola e giovane fosse l’associazione, abbiamo deciso di cogliere al volo l’opportunità data da un bando della presidenza del Consiglio dei Ministri, dipartimento Pari opportunità”. Così hanno scelto di veicolare il loro messaggio con le saracinesche, “come simbolo di una lotta alla violenza che non chiude mai”.
E “anche trovandosi davanti a una saracinesca chiusa, questa ci restituisce, attraverso grafiche e parole, un messaggio forte che vuole essere un supporto e un incoraggiamento a dire ‘no’ alla violenza, a non temere di parlarne e di chiedere aiuto, a riconoscerla per poterne uscire”.
Un messaggio “positivo e incoraggiante per chi subisce violenza, per chi non sa di essere vittima di violenza, per chi pensa di non poter contrastare la violenza” e anche per “i più piccini e le più piccine che, magari, vedendo sia a casa che sui muri violenza potrebbero pensare che sia normale”. Ai più, prosegue Sironi, “sembrerà strano poter associare la parola ‘positività’ alla violenza sulle donne, ma noi abbiamo provato a farlo proprio per raggiungere anche tutte quelle persone che col tempo provano fastidio nel guardare le numerose campagne, che vengono diffuse ormai da anni, contro la violenza sulle donne”.
Il focus del progetto è riassumibile proprio nel titolo scelto: “AmAbilità”. Perché “consiste in un gioco di parole, che vuole rimandare all’abilità di amare e di amarsi”. Perché dopo un’analisi del fenomeno, è risultato che “in ogni tipo di violenza (fisica, psicologia o economica che sia) risulta esserci come costante una grande mancanza di rispetto dei diritti e delle libertà altrui, nonché un grave problema legato al silenzio (elemento che rafforza la violenza) e, di base, una diffusa difficoltà nel riconoscere un amore violento e tossico”.
In che modo sono state scelte le saracinesche e di quali esercizi commerciali? In realtà sono stati i negozianti a scegliere “AmAbilità”, per appoggiare il progetto e il messaggio che porta. E così, “abbiamo ricevuto tantissime richieste e stiamo cercando di gestire al meglio le nostre risorse per poterne realizzare di più di quelle inizialmente previste in tutta la città”. E per scegliere i soggetti delle prime venti saracinesche “abbiamo creato una sinergia con Ied Milano, grazie all’interesse di due professori, Giuseppe Liuzzo e Davide Sottile, che ha dato il via a una “chiamata agli artisti e alle artiste”.
Quindi libero spazio alla fantasia, e non si esclude una seconda call più avanti. L’unica cosa che va tenuta a mente dagli aspiranti street artist è quello che si vuole comunicare. “Il messaggio che desideriamo portare è che insieme è più facile dire ‘no’ alla violenza, ma soprattutto è importante che si capisca che si può dire “no” alla violenza e, per farlo, il primo passo è riconoscerla e rompere il silenzio”. E i murales sono sparsi per tutta Milano proprio perché “vogliono essere un abbraccio metaforico contro la violenza sulle donne intorno alla città”.