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Gli italiani dopo l’emergenza Covid. Un libro racconta come trasformare la minaccia in opportunità

Si chiama “Coronavirus: l’occasione di un tempo nuovo” e il titolo dice già molto della promessa che fa a chi è ancora disposto a dedicare del tempo per riflettere sui risvolti positivi della pandemia in corso. Ovvero, come recita il sottotitolo, “la possibilità di trasformare una minaccia in una preziosa opportunità”. Psicologi, psicoterapeuti, insegnanti ed educatori si interrogano su quello che stiamo vivendo in un libro, a cura di Valentina Carretta, psicoterapeuta milanese, che è a sua volta uno dei buoni frutti del lockdown. Dai punti deboli della didattica a distanza agli effetti dello smart working, dalle relazioni ai tempi del distanziamento sociale fino alla domanda più importante di tutte, quella sull’eredità di questa pandemia: “Come possiamo utilizzare questo momento per trasformarlo in un’occasione unica e preziosa?”.

Il volume (224 pagine, Alpes Italia editore) prova a darci qualche risposta e invita a vedere nel tempo della quarantena un’opportunità, ma anche una scommessa sul futuro. L’idea, spiega la psicoterapeuta Carretta, nasce durante le giornate di lockdown. “Con la collega, Roberta Miele, ci chiedevamo cosa ne sarebbe stato di quello che stavamo vivendo a livello sociale. E quale avrebbe potuto essere il nostro contributo, come professioniste, affinché quanto di buono stava emergendo in quelle giornate non andasse perduto, ma anzi, potesse diventare una risorsa”.

Abbiamo chiesto a Valentina Carretta, psicoterapeuta di orientamento lacaniano, di parlarci di questo libro. Quando è scoppiata l’emergenza, ha scelto di aderire all’appello del Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi della Lombardia e si è messa a disposizione dei cittadini, in forma gratuita. A Cernusco sul Naviglio ha organizzato anche incontri di supporto psicologico per i volontari impegnati in quei giorni difficili a portare la spesa e i farmaci ai più bisognosi.

Valentina Carretta

“La pandemia ha fatto crollare l’ideale narcisistico dell’uomo onnipotente, che ha segnato gli ultimi anni del Novecento e il primo ventennio del nuovo millennio. D’un tratto ci siamo scoperti deboli, vulnerabili e indifesi di fronte a un nemico che non conosciamo e che non siamo neanche in grado di vedere. Le esperienze vissute quest’anno ci hanno posti di fronte alle nostre paure più grandi e ancestrali, mostrandoci tutta la nostra inadeguatezza e impotenza. Affrontare tutto questo non è facile e dovremo imparare a convivere con una certa dose di ansia e attenzione per evitare i contagi, ma possiamo farcela”.

Dottoressa Carretta, partiamo dal principio. Come ha vissuto il lockdown?

“Lavorando, più del solito. Da un lato per cercare di contenere l’ansia e l’angoscia dei pazienti, dall’altro per supportare amici e parenti che mi chiamavano per avere un consiglio o scambiare qualche parola. Ma tutto questo, in fondo, ha anche aiutato me a gestire le mie preoccupazioni. E poi, come molti, in lockdown ho festeggiato il mio compleanno con amici e parenti collegati online da tutta Italia”.

A livello psicologico, che effetti ha provocato il coronavirus sulle persone?

“Ha generato un aumento di ansia, depressione, insonnia, irritabilità e un acuirsi di determinate patologie, come i disturbi del comportamento alimentare. Sono aumentate le violenze domestiche e i suicidi, soprattutto fra gli operatori sanitari impegnati in prima linea durante l’emergenza. Lo ‘stressometro’, realizzato dall’Istituto Piepoli per il Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi, ha rivelato come otto italiani su dieci abbiano dichiarato che il loro livello di stress abbia avuto un incremento durante la pandemia e come per quasi la metà degli intervistati la causa principale sia stata l’isolamento”.

Di cosa abbiamo paura?

“I timori che abitavano la mente delle persone sono mutati durante il periodo della quarantena. All’inizio era il contagio a fare paura. In seguito, la prolungata chiusura delle attività, la mancanza di chiarezza riguardo alle date e alle modalità delle riaperture hanno fatto crescere le preoccupazioni per l’andamento dell’economia, per le prospettive occupazionali e il conseguente impatto sulla propria qualità della vita. Diversi miei pazienti, invece, hanno beneficiato in senso costruttivo del lockdown, dell’opportunità di stare soli con se stessi a riflettere e interrogarsi su questioni profonde della propria vita giungendo anche a importanti cambiamenti. Qualcuno ha chiesto alla fidanzata di sposarlo, altri di cambiare città e alcuni hanno scelto di dare meno importanza al lavoro e più alla famiglia”.

Dunque, da un certo punto di vista, la pandemia ha portato anche qualcosa di positivo.

“Per quel che ho potuto osservare io, sì. Qualcuno ha colto questa occasione, altri no, ma questo dipende dal fatto che bisogna anche essere pronti e predisposti per coglierla. Magari, per queste persone, non era il momento”.

Il libro invita a pensare al coronavirus anche come un’occasione. Ce ne parli.

“Queste pagine desiderano incoraggiare una riflessione profonda su quanto di positivo e unico stia emergendo in questi giorni, senza dimenticare però la responsabilità di ciascuno di cogliere, attivamente, questa grande opportunità. Abbiamo dovuto rallentare, per forza e non per scelta. Ci siamo stretti emotivamente gli uni agli altri, per scelta e non per forza. Ma sapremo cogliere l’opportunità da questa esperienza riorganizzando priorità e valori?”

Cosa possiamo fare per mettere a frutto questo tempo sospeso?

“Sta a ciascuno di noi costruirsi la propria eredità e trasmettere a chi verrà dopo di noi quanto di prezioso ci ha insegnato questo periodo. Ognuno di noi ne ha tratto cose diverse: insegnamenti, valori, incontri. Come li trasformiamo dipende da noi. Nel libro abbiamo provato a sottolineare proprio questo aspetto, quello di un’occasione di un tempo nuovo, ovvero la possibilità di trasformare la minaccia (alla nostra salute) in un’opportunità preziosa di crescita. Il coronavirus non è un fenomeno che ci riguarda solo a livello individuale, ma come comunità: dobbiamo aiutarci e sostenerci come collettività responsabile”.

In concreto, come si trasforma una minaccia in un’opportunità?

“Ricordandosi che la medaglia ha sempre due facce. Per cui può esserci una faccia minacciosa e terrificante ma, dall’altra parte, ci può essere anche un’opportunità preziosa da cogliere. Sta a noi cercare quell’opportunità, anche piccola, che, magari, si nasconde in un anfratto”.

Il sottotitolo del libro recita: “Dalla quarantena al nuovo mondo”. Che significa?

“La citazione viene da Cristoforo Colombo, che si è dato la possibilità di pensare a un’altra via per raggiungere le Indie. Proprio perché si è dato questa opportunità, siamo arrivati in America. Le Americhe sono state per i nostri emigranti la possibilità di costruirsi un nuovo mondo. Noi possiamo farlo restando a casa, nella nostra terra, nella nostra città. Siamo più fortunati da questo punto di vista. Sapremo costruire qualcosa di nuovo dopo questa sofferenza? Il neuropsichiatra francese Boris Cyrulnik sostiene che la risposta alla catastrofe non consiste nel ristabilire l’ordine precedente, ma nel crearne uno che prima non c’era”.

Il dibattito su come sarà il mondo dopo la pandemia è in corso. Lei si schiera dalla parte degli ottimisti?

“Sono convinta che possiamo contribuire a cambiare le cose. Abbiamo visto quanta solidarietà può nascere nei momenti di grande difficoltà: i canti sui balconi, il ‘panaro solidale’, le donazioni di mascherine, la riconversione delle aziende per la produzione di camici. Questi mesi ci hanno mostrato che è possibile cambiare, costruire qualcosa di nuovo, un nuovo mondo nel quale possiamo vivere tutti un po’ meglio”.

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