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Il coronavirus ferma l’inaugurazione di PizzAut, la prima pizzeria di ragazzi autistici. Ma loro non si arrendono: “Stasera mangiate tutti la pizza per noi”

L’appuntamento è per cena. E il menu, stasera, prevede questo: una pizza. E una foto o un video, da postare sui social per sostenere i ragazzi di PizzAut. La prima pizzeria italiana gestita da ragazzi autistici a Cassina de’ Pecchi, in provincia di Milano, avrebbe dovuto aprire oggi, 2 aprile, in occasione della Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo. L’emergenza coronavirus però ha cambiato i piani, e l’inaugurazione è stata rimandata a data da destinarsi.

“Sarebbe stata una giornata bellissima. L’inizio di una piccola grande rivoluzione che avrebbe visto per la prima volta dieci ragazzi autistici diventare lavoratori veri nella stessa impresa”, spiega il fondatore, Nico Acampora.

I ragazzi sono tutti molto dispiaciuti e delusi. Ma, in attesa del taglio del nastro del nuovo locale, lo staff non si è perso d’animo. E ha lanciato un singolare invito a cena per oggi: “Non vogliamo arrenderci e vi chiediamo di inaugurare PizzAut insieme a noi”. Come? “Questa stasera mangiamo tutti la pizza, ciascuno a casa propria”. Un modo, spiegano, per stare “distanti, ma vicini”. L’invito è di pubblicare foto e video delle pizze sui social con un pensiero per questi ragazzi e l’hashtag #nutriamolinclusione.

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Intanto, su Facebook, l’attività di PizzAut continua. In questo video, ad esempio, il maestro Teodoro Chiancone svela i suoi segreti per preparare l’impasto della pizza. La stessa ricetta che ha insegnato ai ragazzi di PizzAut durante il corso di formazione.

“In Italia ci sono 600mila persone autistiche. Troppo spesso sono escluse dal mondo del lavoro e dalle relazioni sociali. Come genitori di bimbi con autismo lo verifichiamo ogni giorno sulla nostra pelle e con i nostri ragazzi”, spiega Acampora. “Sono papà di Leo, un bambino autistico. Non sono un cuoco, ma a casa, con mio figlio, ogni tanto prepariamo la pizza per gli amici”. Lì è nata l’idea del locale. “Mi sono detto: se riesco a farla insieme a lui, che è piccolo, sicuramente possono prepararla anche i ragazzi più grandi”.

E così nasce un progetto concreto, per costruire un futuro diverso per questi ragazzi “non perché bisognosi di aiuto”, precisa, ma perché “portatori di competenze”.

Un progetto solido e con uno slogan: “Nutrire l’inclusione anche a tavola”. Anche se non nasconde la delusione del non poter inaugurare oggi il locale, racconta con orgoglio l’idea che ha portato avanti insieme allo staff. Le pizze del ristorante saranno preparate con prodotti biologici e a filiera corta. E il locale sarà per tutti: per le famiglie, ma anche per i giovani. “Un luogo dove stare bene e divertirsi, un locale dai tempi lenti dove non bisogna andare a mangiare una pizza quando si hanno cinque minuti e poi si corre via, ma un posto dove trovarsi e ritrovarsi”.

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